Taipei Cycle Show 2019, integrazione tra e-bike, IoT e smart mobility

Presentato oggi in anteprima a Milano il Taipei Cycle Show, in calendario dal 27 al 30 marzo 2019. La fiera taiwanese, autentica vetrina mondiale del settore ciclo, delinea le tendenze del futuro: sempre più bici elettriche gestite da App integrate con qualunque dispositivo, per una mobilità a misura d’uomo.


Per capire la portata del Taipei Cycle Show occorrono i numeri. La recente edizione appena conclusa, tenutasi dal 31 ottobre al 3 novembre presso il Taipei Nangang Exhibition Center e il Taipei World Trade Center Exhibition (TWTC), su una superficie espositiva di 90.000 mq, ha registrato più di 1.150 espositori provenienti da 37 Paesi, 3.250 stand, quasi 5.000 visitatori da 81 Paesi (il 67% dall’Asia, il 18% dall’Europa, l’8% dagli USA). Biciclette complete, componenti, accessori, e-bike e tutto quanto ruota attorno al mondo elettrico, mobilità smart, IoT (Internet of Things) e applicazioni nel campo ciclistico. Al Taipei Cycle Show c’è veramente di tutto. Anche un padiglione dedicato all’Italia, con parecchi nomi di rilievo (Basso bikes, Bottecchia cicli, Wilier Triestina, ITM bike components, 3T Cycling, Gipiemme, Bellelli e altri ancora tramite gli agenti locali) che hanno confermato la propria presenza anche per l’edizione 2019. Interessane il “demo day” del 30 ottobre, che ha visto 40 brand da 6 Paesi diversi e oltre 1.000 visitatori che hanno provato biciclette road e offroad sui percorsi allestiti per l’occasione.

La sezione Taipei Cycle+ Pavilion, ospitata al Taipei World Trade Center, è stata dedicata all’introduzione di applicazioni intelligenti nei prodotti e nei processi produttivi, presentando la nuova era che l’industria del ciclo locale e globale sta vivendo. Grazie alla presenza di startup e di nuove iniziative di aziende consolidate quali Bryton (computer e GPS per bici), Shutter Precision (produzioni di mozzi dinamo), MPS Energy (batterie per e-bike, Gruppo Acer), Taipei Cycle+ Pavilion ha aperto la strada all’integrazione tra bicicletta e IoT, l’Internet delle Cose.

Il futuro del ciclismo non strettamente racing sembra proprio essere una questione di integrazione tra la bicicletta e tutto ciò che di “smart” la circonda. Connettività, interazione, cloud sharing, gestione intelligente sono concetti che a Taipei trovano applicazione pratica sulle e-bike e su ogni componente o accessorio, inclusi perfino i capi di abbigliamento. Le proiezioni statistiche dicono che nel 2022 la metà delle biciclette vendute nel mondo sarà a pedalata assistita. Per il Taipei Cycle Show 2019 verranno inaugurati nuovi padiglioni quali il Light Electric Vehicles (LEV) & Electric Systems e lo Smart Cycling Pavilion, che proporranno batterie di durata ancora maggiore rispetto a quelle attuali, con nuove caratteristiche che meglio si integrano con la tecnologia generale della bicicletta.

L’isola di Taiwan ospita 820 produttori di biciclette, componenti o accessori per biciclette. Giant recita il ruolo primario, con 300.000 biciclette esportate, il 15% delle quali a pedalata assistita. Segue Merida, con 150.000 unità, di cui il 30% elettriche. Ma numerosissimi sono altri brand del settore, Taiwan è indiscutibilmente il polo produttivo numero 1 al mondo. Basti pensare a KMC, Alexrims, Hayes, Jagwire, Kenda, Maxxis, SR Suntour, Tektro, VP Components, Tranz-x, Promax, TRP, Novatec, Satori, Pacific Cycles e chi più ne ha, più ne metta.

Non essere presenti al Taipei Cycle Show, per un brand, potrebbe rappresentare una opportunità mancata. “Abbiamo partecipato per la prima volta quest’anno e abbiamo già dato a nostra adesione anche per il 2019” – ha affermato Carlo Beretta, Marketing manager Basso bikes – ”Siamo sul mercato fin dal 1977, quando Alcide Basso, fratello del celebre Marino, iridato 1972, decise di avviare la produzione di bici da corsa, che è sempre rimasta nel vicentino per telai, verniciatura, controllo qualità e assemblaggio. I componenti in carbonio sono tutti Made in Italy, mentre il resto giunge non solo dal nostro Paese ma inevitabilmente da altre zone. Abbiamo voluto partecipare al Taipei Cycle Show 2018 perché ci premeva incontrare i nostri distributori asiatici, lanciare la collezione Basso bikes 2019, ricevere feedback sui nostri prodotti, incontrare i giornalisti e organizzare un evento collaterale (pedalata di gruppo dei clienti Basso bikes) con un negozio locale. Di tutto ciò siamo rimasti molto soddisfatti e saremo presenti a Taipei anche il prossimo marzo. Pur avendo radici corsaiole, possiamo anticipare che ci stiamo muovendo anche verso il comparto elettrico e-road, e le novità non tarderanno ad arrivare.”

”Taiwan è uno dei Paesi ad alta efficienza produttiva ed elevati numeri di scala, con produzione di biciclette e componenti anche di alta gamma, ed è l’unico luogo in cui si possono incontrare tutti gli esponenti del settore ciclo mondiale, siano costruttori di bici complete, componenti, accessori, ricambi, importatori, distributori, dealer provenienti da ogni zona del pianeta” – ha detto Paolo Mastrosimone, Chief Operating Officer di Atala SpA – ”Atala è una eccellenza italiana dal 1907, quest’anno avremo un fatturato di 40 milioni di euro, un terzo dei quali proveniente dall’export. Siamo stati tra i primi, nell’ormai lontano 2008, a credere al fenomeno e-bike, che attualmente occupa il 60% del totale aziendale e il 70% del nostro totale bici, nonché il 90% del nostro export. Tutte le nostre e-bike sono assemblate in Italia, sia a marchio Atala sia Whistle. Parteciperemo al Taipei Cycle Show 2019 perché riteniamo essere questo il momento giusto per valutare nuove e più ampie prospettive di mercato.”

Se Taiwan è ormai orientata al fenomeno e-bike, l’Italia lo è molto meno. Siamo i primi produttori europei di biciclette, con 2.339.000 di unità annue, davanti alla Germania (1.971.000) e al Portogallo (1.904.000), ma per quanto riguarda la produzione di bici elettriche l’Italia è soltanto ottava (24.000 unità) preceduta da Germania (352.000), Olanda (200.000), Ungheria (171.000), Francia (95.000), Austria (90.000) Repubblica Ceca (80.000) e Romania (60.000). Da una recente indagine Eurisco è emerso che solo il 14% degli italiani conosce il prodotto e-bike, mercato i cui utenti potenziali, in Italia, potrebbero essere in futuro circa 3 milioni. Ciò che frena la diffusione delle e-bike sono il timore (peraltro infondato) di non avere sufficiente autonomia di percorrenza della batteria, il costo d’acquisto più elevato rispetto alle bici tradizionali e la viabilità non ancora a misura delle due ruote a pedale. Fattori più culturali che tecnici sui quali tutti, noi compresi, dovremo lavorare per rafforzare la comunicazione verso gli utenti.

I relatori della giornata: da sinistra Carlo Beretta (Marketing manager Basso bikes), Ting-Yu Hsieh (Marketing Manager Taipei Cycle), Emilia Shih (Vice Direttore Ente Fiera di Taiwan), Christie Huang (Direttore Taiwan Trade Center Milano), Paolo Mastrosimone (Chief Operating Officer di Atala SpA)

– Sito web Taipei International Cycle Show


Articolo a cura di Roberto Chiappa

Foto: © Tech-Cycling (Roberto Chiappa) – © Taipei Cycle Show

2 commenti

  1. “Ciò che frena la diffusione delle e-bike sono il timore (peraltro infondato) di non avere sufficiente autonomia di percorrenza della batteria”, mi permetto di dissentire su questa affermazione, per curiosità ho provato 3 differenti marche di mtb di alta gamma ed ho verificato in prima persona che attualmente l’autonomia per un uso XC-TRAIL si attesta sui 60km in modalità ECO; sono un discreto amatore ed in quellee circostanze ci ho cmq messo parecchia gamma per sopperire.. personalmente non investirei cifre che si attestano dai 3.000€ in su per un mezzo che non mi garantisca almeno 100-120km e la soluzione non è portarsi dietro una scomodissima seconda batteria.. i motori e l’elettronica sono molto performanti ma le batterie sono ancora molto lontane dall’essere efficienti! IMO

    • Ciao Enrico,
      ciò che dici è vero e lo sarà sempre, non esiste una bici elettrica con una batteria in grado di soddisfare le esigenze di percorrenza specifiche di chiunque. La nostra affermazione, riportata tra parentesi e riallacciata all’indagine Eurisco, voleva essere riferita alle bici elettriche urbane, la cui distanza complessiva per gli spostamenti raramente supera i 50 km e, di solito, non comporta il superamento di lunghe salite. Il che spiega anche la viabilità non confacente alle city bike, elettriche o tradizionali che siano.
      Se per qualche motivo su una city bike elettrica dovesse esaurirsi la spinta delle batteria, si può sempre pedalarla senza la spinta del motore. E’ certamente faticoso, però almeno non si resta fermi.
      Diverso il discorso per i giri off-road, lo sappiamo bene avendone fatti parecchi, anche discretamente lunghi (90 km). Dipende dalla capacità della batteria. Noi con mostruose unità da quasi 2 kWh (cioè più del triplo delle batterie comuni) riuscivamo a compiere i 90 km con circa 2.000 mdsl utilizzando neanche la metà della carica a disposizione. Ma con batterie da 500-600 Wh al momento è impossibile pensare di superare 1.500 mdsl senza ricaricarla o avere una seconda batteria di scorta. E questo sfruttando al minimo l’erogazione del motore, qualunque esso sia (Bosch, Shimano, Brose, Yamaha, Fazua, tanto per citare i più diffusi da noi).
      La spinta del progresso tecnologico sta migliorando la capacità e gli ingombri delle batterie, nonché le prestazioni dei motori, sempre più ottimizzate e razionalizzate. Ma siamo ancora distanti dai reali fabbisogni di massa. I veicoli elettrici prenderanno il sopravvento nella mobilità solo quando potranno liberarsi dal vincolo dell’alimentazione, oggigiorno ancora limitata. Il che significa migrare verso il fotovoltaico (la bici diventerebbe un pannello di ricarica, che però non funzionerebbe nell’oscurità) oppure l’eolico (produzione di energia sfruttando i flussi aerodinamici del sistema bici+ciclista). Attualmente, però, è ancora fantascienza…

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