Amstel Gold Race, scacco matto di Mathieu Van der Poel

Epilogo incredibile di questa gara, con il 24enne olandese Mathieu Van der Poel (Corendon-Circus) che innesta il turbo nell’ultimo km, recupera 40” su 5 avversari davanti, tira una volata lunghissima, apparentemente impossibile e vince in terra natia. Difficile trovare aggettivi idonei a descrivere ciò che ha fatto.


Che Mathieu Van der Poel fosse un atleta fenomenale lo si era capito ormai da tempo. Il 24enne olandese, figlio del grande Adrie, aveva già impressionato molti fin dal 2012, quando vinse il Mondiale Junior di ciclocross, ripetendosi poi l’anno seguente e affiancando all’oro ciclocross quello su strada, a Firenze, oltre all’argento ciclocross. La sua raccolta di nobili metalli comprende anche la mountain bike, con un bronzo ai Mondiali 2018. Non si contano poi le vittorie conseguite in numerose gare nelle tre diverse specialità. Qui, per citare solo quelle su strada tra i professionisti di quest’anno, ricordiamo la recente “Dwars door Vlaanderen” del 3 aprile e la “Freccia del Brabante” del 17 aprile, ma l’olandese è stato protagonista anche alla Gent-Wevelgem e al Giro delle Fiandre, giungendo quarto dopo che una foratura lo aveva rallentato dalle fasi finali della corsa.

La settimana delle Ardenne si apriva oggi con la 54^ edizione dell’Amstel Gold Race, in una soleggiata domenica di Pasqua dove gli insoliti 24°C di temperatura riscaldavano cuori e muscoli, chiamati a misurarsi su 265 km cosparsi di temibili rampe da scalare, 35 in tutto, tra Maastricht e Berg en Terblijt. Fuga iniziale con 11 uomini, tra i quali anche il nostro Paolo Simion (Bardiani-CSF) costretto però a rallentare per crampi a un centinaio di km dal termine.

Gli undici dilatavano il proprio vantaggio fino a 8 minuti a circa metà gara, prima che l’Astana suonasse la carica e il gruppo ricucisse lo strappo a una cinquantina di km dal traguardo. Calma piatta fino ai -43 km, quando proprio Mathieu Van der Poel(Corendon-Circus) lanciasse sul Guiperberg il primo guanto di sfida, raccolto da Gorka Izaguirre (Astana) che però non collaborava con il campione nazionale olandese, e i due venivano così ripresi nel volgere di 3 km.

Sull’Eyserbosweg, quint’ultimo strappo di giornata, si registrava l’allungo di Dries Devenyns (Deceuninck-Quick Step) e del suo team-mate Julian Alaphlippe, ai quali si aggregavano Matteo Trentin (Mitchelton-Scott), Jakob Fuglsang (Astana Pro Team) e Michal Kwiatkowski (Team Sky). Il muro seguente, il temuto Keutenberg, vedeva avviarsi solitaria la coppia Alaphilippe-Fuglsang, che si presentava ai piedi del mitico Cauberg con 19” sul duo Trentin-Kwiatkowski, mentre il gruppo era a 55”.

Alaphilippe e Fuglsang procedevano d’accordo ma senza tirare troppo, e sul Guelhemmerberg, ai -17 km, il loro vantaggio scendeva a 12” su Kwiatkowski, che nel frattempo si era congedato da un generoso ma stanco Trentin. Sul Bemeleberg, ai -6 km, Fuglsang provava ad allungare ma Alaphilippe rispondeva prontamente. Da qual momento, tuttavia, i due procedevano con tattica fin troppo attendista, e ciò che sembrava somigliare all’epilogo delle Strade Bianche prendeva invece una piega del tutto inattesa.

Sul Bemeleberg il gruppo inseguitore era staccato di circa un minuto. A quel punto è iniziata l’azione progressiva di Mathieu Van der Poel, che pur privo di alleati si metteva testardamente in caccia di quelli davanti, con un’azione apparentemente velleitaria ma terribilmente efficace. Kwiatkowski si lanciava alla rincorsa dei due battistrada e li agganciava ai -2 km, andando a riscrivere un nuovo copione della gara. In un epilogo a tre, sarebbe stato lui il favorito.

Quando sembrava che la vittoria fosse un affare del trio Kwiatkowski-Alaphilippe-Fuglsang, arrivava incredibilmente dalle retrovie il ciclone Van der Poel. L’olandese volante innestava il turbo lanciando una volata assurda ai -500 metri, con una scia di finisseur aggrappati alla sua ombra, senza possibilità di sopravanzarlo. Van der Poel non cessava di erogare watt insostenibili per tutti gli altri se non dopo la finish line, quando stramazzava senza fiato, incredulo per l’impresa appena compiuta. Sicuramente la più bella in 54 edizioni di questa corsa.

Ordine d’arrivo
1) Mathieu Van Der Poel (Ned) Corendon-Circus
2) Simon Clarke (Aus) EF Education First
3) Jakob Fuglsang (Den) Astana Pro Team
4) Julian Alaphilippe (Fra) Deceuninck-Quick Step
5) Maximilian Schachmann (Ger) Bora-Hansgrohe
6) Bjorg Lambrecht (Bel) Lotto Soudal
7) Alessandro De Marchi (Ita) CCC Team
8) Valentin Madouas (Fra) Groupama-FDJ
9) Romain Bardet (Fra) AG2R La Mondiale
10) Matteo Trentin (Ita) Mitchelton-Scott
11) Michal Kwiatkowski (Pol) Team Sky
12) Bauke Mollema (Ned) Trek-Segafredo
13) Rui Costa (Por) UAE Team Emirates
14) Greg Van Avermaet (Bel) CCC Team
15) Daryl Impey (RSA) Mitchelton-Scott
16) Michael Matthews (Aus) Team Sunweb
17) Jay Mc Carthy (Aus) Bora-Hansgrohe
18) Roman Kreuziger (Cze) Team Dimension Data
19) Dion Smith (NZl) Mitchelton-Scott
20) Kristian Sbaragli (Ita) Israel Cycling Academy
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E così l’inno olandese tornava a suonare sul podio dell’Amstel dopo 18 anni, quando vinse Erik Dekker. Ma la vittoria odierna di Mathieu Van der Poel è qualcosa di sensazionale. C’è da dire che se Alaphilippe si fosse preso qualche responsabilità in più e avesse tirato negli ultimi 6 km, anziché cercare il vano aiuto di Fuglsang, saremmo qui a commentare un diverso finale. Dal canto suo Fuglsang non voleva sobbarcarsi tutto il lavor per poi venire impallinato come alle Strade Bianche.

Van der Poel era il favorito dai bookmakers e alla fine ha vinto. Ma lo ha fatto in un modo incredibile, roba che si vede rarissimamente, quasi mai nel ciclismo moderno. Lui conosce solo un modo di correre, ed è l’attacco, eredità scaturita dalle gare di ciclocross e mountain bike, che però durano 60-75’ e non 5-6 ore. Corteggiatissimo da molte squadre di vertice, se l’anno prossimo dovesse approdare, come probabile, in una formazione Pro Tour, farà sicuramente sfracelli nelle Classiche. Da valutare il suo comportamento nelle gare a tappe. I numeri, però, li ha eccome.


Articolo a cura di Roberto Chiappa

Foto: © Bettini Photo – © Getty Images

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