Bici da corsa, freni a disco vs caliper

L’UCI ha ormai dato via libera all’utilizzo dei freni a disco idraulici sulle bici da corsa nelle corse professionistiche. Le case produttrici sfornano sempre più telai “disc only”, indirizzando e condizionando di fatto l’orientamento del consumatore finale. Analizziamo le caratteristiche di entrambi gli impianti frenanti.


I freni a disco sulle bici da corsa sono ormai sempre più diffusi. Manovra di mercato o reale desiderio da parte degli utenti finali? In termini economici, la domanda è sempre funzione dell’offerta, il mercato lo fanno i produttori, sono loro che decidono cosa proporre. Poi se la domanda dei consumatori è negativa, cambiano strategia.

Personalmente abbiamo provato vari tipi di freno a disco sulle bici da corsa, e ovviamente tantissimi freni caliper, “single pivot” e “direct mount”, senza contare la nostra esperienza nel mountain biking, dai vecchi u-brake passando ai cantilever, ai v-brake e poi ai dischi. La mountain bike è però un’altra parrocchia, in questo articolo ci occupiamo solo di bici da corsa e delle caratteristiche dei loro impianti frenanti.

— Disco idraulico —

Prestazioni: i dischi idraulici frenano perfettamente anche in condizione di bagnato, garantendo le medesime prestazioni ottenibili sull’asciutto. Sono molto modulabili, ma non aspettatevi frenate esuberanti e spettacolari sgommate, perché molto difficilmente un freno idraulico per bici da corsa sarà così potente da determinare il bloccaggio della ruota. Gli spazi di arresto sono inferiori a quelli dei caliper. Per quanto riguarda il “fading”, con i dischi si verifica solo nelle discese molto ripide e con freni sempre tirati. In quel caso l’impianto potrebbe surriscaldarsi, andando in ebollizione (un disco può arrivare a 120°C di temperatura) e perdendo mordente.

Sforzo alla leva: con i freni a disco lo sforzo alla leva è davvero minimale, basta un dito per frenare, facendo il 10% della fatica rispetto ai caliper. Mani e dita sono sempre rilassate anche durante le lunghissime discese.

Peso e ruote: complessivamente, un impianto frenante a disco pesa mediamente 300 grammi in più rispetto a un sistema caliper meccanico, ai quali occorre aggiungere l’aggravio di peso delle ruote. Con i caliper si possono infatti utilizzare ruote molto leggere, con pochi raggi, mentre un impianto a disco attuale necessita almeno di 24 raggi alla ruota, con perni passanti da 12 mm, per distribuire in modo omogeno la forza torcente.

Manutenzione: i moderni impianti a disco idraulico non hanno bisogno di grande manutenzione. Lo spurgo è necessario solo qualora si verificassero condizioni estreme, come un principio di ebollizione a fronte di frenate molo prolungate. Le attuali pinze freno sono autocentranti, difficilmente si incorre nello spiacevole rumore generato dall’attrito tra rotore e pastiglie freno quando si pedala. La sostituzione della pastiglie freno è molto semplice, non crea problemi nemmeno ai principianti. Le operazioni di cambio ruota richiedono una manciata di secondi in più rispetto a quelle con i quick-release.

A chi si rivolge: prescindendo dai professionisti, che utilizzano ciò che le case costruttrici cercano di imporre alle squadre per ragioni di marketing, un impianto frenante a disco soddisfa le esigenze amatoriali di coloro che utilizzano la bici da corsa anche in presenza di fondi bagnati, o di discese lunghissime e non eccessivamente ripide (lì si rischia davvero di surriscaldare l’impianto a disco) nelle quali si necessita sempre di potenza e modulabilità con pochissimo sforzo alla leva.


— Caliper —

Prestazioni: i freni caliper offrono buone prestazioni in condizioni di asciutto, anche se gli spazi di arresto sono superiori a quelli dei dischi idraulici (ma con i caliper “direct mount” il divario con i dischi è veramente minimo). Nelle discese ripide, i caliper hanno il vantaggio di frenare sempre anche in caso di surriscaldamento (con il cerchio in alluminio si arriva al massimo a 90°C, mentre con il carbonio si passano anche i 200°C e può esserci il rischio di delaminazione del cerchio). Sul bagnato però non c’è paragone, nettamente meglio i dischi idraulici, che frenano in tutta sicurezza come sull’asciutto. Se poi si hanno i cerchi in carbonio, il pattino caliper è fortemente penalizzato in caso di bagnato.

Sforzo alla leva: elevato, soprattutto con i caliper “single pivot”, mentre con i “direct mount” a doppio infulcro lo sforzo è minore. Però i caliper non possono reggere il confronto con i dischi, le cui leve sono morbidissime. Nelle discese prolungate, i caliper determinano un inevitabile irrigidimento delle articolazioni distali degli arti superiori (mani, polsi e talvolta anche avambracci).

Peso e ruote: qui vincono nettamente i caliper. L’hardware pesa meno, mediamente circa 300 grammi, ma si può scendere ulteriormente attingendo alle varie proposte esoteriche del mercato. Anche per quanto riguarda le ruote, quelle per caliper sono molto più leggere, talvolta con raggiature minimali per accrescere le prestazioni in salita e nei rilanci.

Manutenzione: facilissima e intuitiva, ma gli accorgimenti meccanici sono comunque equivalenti, in termini di tempo impiegato, a quelli di un impianto a disco idraulico. Con i caliper si ha a che fare con pattini freno da allineare e registrare, cavetti da tensionare, guaine eventualmente da sostituire. Le operazioni di cambio ruota con i caliper sono un pochino più rapide rispetto a quelle con i dischi.

A chi si rivolge: il freno caliper è un classico storico del ciclismo. Migliorato nel corso degli anni, è perfetto per chi utilizza la bicicletta guardando alle prestazioni in salita più che in discesa, perché in discesa padroneggia perfettamente la bicicletta in ogni situazione e su qualunque fondo stradale, asciutto o bagnato che sia. Oppure è rivolto a chi utilizza la bici senza particolari velleità, poiché non percorre lunghe discese né pedala sotto la pioggia. E’ l’impianto più diffuso, ma noi abbiamo la sensazione che tra qualche anno vedremo i caliper solo su biciclette esoteriche, attente alla leggerezza globale, oppure su biciclette di fascia economica. Tutto il resto del parco bici sarà con i dischi.


Articolo a cura di Roberto Chiappa

Foto: © Tech-Cycling (Sergio Doria)

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