Salita, meglio pedalare seduti o in piedi?

Molti professionisti prediligono affrontare le salite pedalando prevalentemente in fuorisella. Altri invece rimangono quasi costantemente seduti. Quale delle due tecniche è più efficace e redditizia? Una indagine realizzata da GCN con la consulenza scientifica dell’Università inglese di Bath mette in luce i risultati.

Alberto Contador, Alejandro Valverde, Fabio Aru, Nairo Quintana… quante volte li abbiamo osservati scattare in salita, in piedi sui pedali, mantenendo l’andatura per lungo tempo.

Chris Froome, Bradley Wiggins (e in passato ricordiamo Miguel Indurain), sono invece soliti a rimanere seduti sulla sella anche durante le salite più arcigne.

Esiste un reale beneficio tra un tecnica e l’altra, oppure ognuno di noi deve scegliere in base alle proprie caratteristiche biometriche nonché sensazioni del momento? Sappiamo che pedalare fuorisella consente di scaricare il peso del corpo sulle gambe e quindi sui pedali, erogando più forza (che, attenzione, non vuol dire maggiore potenza) ma spendendo di più dal punto di vista energetico, poiché più numerose sono le catene muscolari del nostro corpo interessate da questo gesto atletico.

Ci si alza in piedi per imprimere un’accelerazione all’andatura, magari per sgranchirsi un pochino da una postura statica, ma anche per ottenere un diversivo psicologico che spezza la monotonia. Tuttavia non è possibile mantenere l’andatura fuorisella per lunghi tratti, anche se parecchi professionisti sembrano prediligere questa tecnica.

Lo staff del web-magazine GCN (Global Cycling Network) si è recato presso i laboratori dell’Università di Bath (GB) per effettuare un test su base scientifica, mettendo a confronto le due tecniche (pedalata seduti e pedalata fuorisella) e misurando i vari parametri utili a valutare le prestazioni (frequenza cardiaca, lattato, consumo di ossigeno, watt erogati).

Sintetizzando i contenuti del video, abbiamo come risultato che la frequenza cardiaca aumenta in fuorisella, ma diminuisce più velocemente quando si torna seduti, andando così a equiparare la frequenza cardiaca media della pedalata effettuata rimanendo sempre sulla sella.

La produzione di acido lattico è leggermente superiore nella fase iniziale del gesto fuorisella, per poi stabilizzarsi, poiché il lattato prodotto diviene uguale a quello smaltito. Anche qui, dunque, non sono state riscontrate differenze significative tra le due tecniche di pedalata.

Il consumo di ossigeno è praticamente identico, così come il wattaggio erogato non ha scostamenti degni di nota tra la pedalata seduti e quella in piedi. Conclusioni? Ognuno di noi sceglie come pedalare e quando alternare l’una o l’altra tecnica, in base alle proprie personali abitudini e attitudini.


Articolo a cura di Roberto Chiappa

Foto: © Bettini photo

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