Il “ponte di comando” dei professionisti

Ogni ciclista professionista ha le proprie personalissime preferenze per quanto riguarda la specialissima stradale. Misura del telaio, componenti vari, regolazioni… non fanno naturalmente eccezione le pieghe manubrio, i nastri e gli attacchi manubrio con i relativi spessori. Ecco una carrellata di immagini di alcuni tra loro. Non mancano curiosità e bizzarrie varie…


Petr Ignatenko (Team Katusha) è uno di quei corridori che adotta una doppia nastratura del manubrio, per attutire meglio le sconnessioni del fondo stradale. Lo stem Ritchey da 130 mm è inclinato negativamente (-12°) ed è montato sulla serie sterzo senza alcuno spessore


Come Ignatenko, anche Luca Paolini (Team Katusha) ha un set-up manubrio molto simile, ma la nastratura è singola. Da notare lo switch a due pulsanti Shimano Dura-Ace


Alessandro Petacchi (Omega Pharma-Quick Step) adotta attacco e piega Zipp con un “reach” molto accentuato. La linea è pulita ed essenziale


Tutti i corridori del Team Lampre-Merida adottano un registro rapido di tensione dei cavi freno Shimano “direct-mount”


La piega manubrio di Adam Hansen (Team Lotto-Belisol) è classica ma molto stretta. Misura infatti 380 mm centro/centro


Kris Boeckmans (Team Lotto-Belisol) utilizza una piega compact, molto inclinata in avanti. Il nastro manubrio è il “Lizard Skins”


Anche la sella di Boeckmans, una San Marco “Regale”, è parecchio inclinata in avanti


La piega manubrio della Swift Ultravox di Floris Goesinnen (Team Drapac) ha una impostazione decisamente classica e pulita


La Bianchi Oltre XR2 di Barry Markus (Belkin) utilizza una piega integrata FSA Plasma compact


Jetse Bol (Belkin) predilige una piega classica dal “drop” molto accentuato


Nicolas Edet (Cofidis) ha una piega classica dal “reach” piuttosto lungo. Da notare il mascheramento dei dati del suo misuratore di potenza SRM, probabilmente per evitare distrazioni in gara


Andrea Guardini (Team Astana) desidera avere in bici una posizione molto aerodinamica. Quindi manubrio da pista, molto inclinato in avanti, con le leve montate nella parte alta della curva


Anche Andrea Guardini è un altro che non vuole guardare tutta la serie di dati forniti dal suo misuratore di potenza SRM


Pieter Vanspeybrouck (Wanty-Groupe Gobert), come Andrea Guardini, adotta un manubrio da pista. Spessori sopra lo stem, per non tagliare il cannotto forcella e avere pertanto un margine di manovra sulle regolazioni in altezza


La piega manubrio di Adam Yates (Team Orica-GreenEdge) è perfettamente “in bolla”. Notare il foglio “notes” attaccato allo stem, pratica in voga anche nelle gare amatoriali


Guillaume Bovin (Team Cannondale) utilizza uno stem da 130 mm e -12°. La piega manubrio è classica, con “drop” elevato


Alan Marangoni (Team Cannondale) adotta una posizione in sella piuttosto rialzata, a giudicare dagli spessori sotto il suo attacco manubrio


…ma il record di spessori sotto lo stem spetta ad Adrian Kurek (CCC Polsat Polkwice)


Robert Förster (Team United Healthcare) vuole una posizione aggressiva e aerodinamica. L’attacco manubrio Ritchey WCS ha inclinazione di -17°


John Murphy (Team United Healthcare) utilizza alcuni spessori per variare l’altezza manubrio. Qui ne ha montato uno derivato da una staffa di sostegno dei GPS “Garmin Edge”


Nicolas Lefrancois (Team Novo-Nordisk) è affetto da diabete di tipo 1 e per monitorare il livello di glucosio nel sangue deve affidarsi a un computer, montato in questo caso sull’attacco manubrio


Articolo a cura di Roberto Chiappa

Foto: Sam Dansie

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