Vuelta a España, il flamenco di Alberto Contador

Terza partecipazione alla Vuelta e terza vittoria per il “pistolero” madrileno, dopo quelle del 2008 e 2012. Froome volitivo ma poco incisivo. Valverde apparso spesso sottotono. Rodriguez battagliero ma un po’ a corto di condizione. Aru oltre le aspettative. Quintana sfortunato. Vuelta bella ed entusiasmante.


Alberto Contador (Tinkoff-Saxo) si concede un meritato “triplete” alla Vuelta a España. E’ probabilmente questa la vittoria più sorprendente, perché l’infortunio patito dal campione spagnolo al Tour de France il 14 Luglio – per lui microfrattura tibiale – sembrava ragionevolmente averne minato la condizione atletica. Invece il “pistolero” si è presentato al via della cronosquadre di Jerez già in buona forma, smentendo di fatto le sue dichiarazioni della vigilia, nelle quali si professava in cerca di sporadica gloria soltanto nell’ultima settimana di gara, sempreché fosse riuscito a tenere alla distanza. Un fondo di verità potrà anche esserci stato nelle sue parole, ma d’ora in poi tutti si guarderanno dal prendere come oro colato quanto proferito dal madrileno, che ha spiazzato l’intero mondo sportivo (bookmaker inclusi, che lo quotavano vincente 10 a 1) con il suo messaggio iniziale, rivelatosi in seguito infondato. Mai fidarsi della volpe ferita, insomma.

Contador ha meritato pienamente questa Vuelta, intendiamoci, dimostrando una superiorità non schiacciante ma pur sempre netta rispetto ai suoi quotati avversari. Disputate le prime nove tappe badando a controllare la situazione, Contador ha perso il comando delle operazioni dalla tappa N.10, la cronometro individuale, nella quale ha fatto segnare il miglior tempo assoluto in salita, chiudendo quarto nella Generale e superando il leader Nairo Quintana (Movistar Team) caduto durante la discesa e ritiratosi l’indomani per un’altra caduta – con frattura della scapola destra – provocata da una moto della stampa.

Top 5
In pratica, Contador ha dominato la seconda metà della Vuelta. Potendo correre di rimessa, badando ad accumulare vantaggio sugli avversari pur lasciando ad altri comprimari le vittorie di tappa, il “pistolero” è salito in cattedra nella frazione N.16, sulla salita de La Farrapona, dando dimostrazione di una classe sopraffina e di una ritrovata condizione atletica, molto vicina a quella dei suoi anni migliori. Il colpo di grazia lo ha poi assestato nella tappa N.20, altro arrivo in salita a Puerto de Ancares, tanto per andare a disputare con maggior tranquillità la cronometro finale di Santiago de Compostela. Gli avversari hanno provato in ogni modo a impensierirlo, ma Contador ha avuto sempre buon gioco. Per lui, Maglia Rossa e Maglia Bianca della classifica combinata.

Tirando le somme, il rivale più pericoloso del madrileno si è dimostrato essere Chris Froome (Team Sky). Il keniano bianco, tornato alle competizioni dopo il lungo stop per le fratture rimediate al Tour de France, ha iniziato la sua Vuelta senza pungere, andando in crescendo nell’ultima settimana quando però la classifica era ormai per lui compromessa. Ha cercato la vittoria di tappa in più di una occasione, trovando tuttavia chi riusciva sempre a sopravanzarlo. Contador alla 16esima tappa, Aru alla 18esima, ancora Contador alla 20esima. Froome non ha comunque nulla da rimproverarsi, la buona volontà l’ha messa tutta. La sua condizione atletica non era tuttavia tale da poter puntare al bottino pieno. A sua parziale consolazione il riconoscimento finale di corridore più combattivo di questa Vuelta.

Chi invece potrebbe anche farsi un esame di coscienza è Alejandro Valverde (Movistar Team), più volte colpevole di sconsiderate tattiche di gara, tra attacchi a vuoto e difese superflue. Il murciano ha pasticciato parecchio, non solo nella prima metà della corsa, quando era ancora in gara il suo capitano Quintana, ma soprattutto dopo il ritiro del colombiano. Che Valverde non fosse in forma smagliante lo si poteva immaginare, le tossine di un Tour de France corso ad alto livello (e con un podio gettato alle ortiche) sono sempre dure da smaltire. Ma le sue incursioni tramutatesi poi in débacle e le sue attese interrogative quando gli avversari erano invece in difficoltà, francamente non le abbiamo comprese. Come l’anno scorso, torna a casa dalla Vuelta con un terzo posto finale. E nelle ultime cinque tappe gli riesce anche il “giochino” di perdere la Maglia a Pois degli scalatori, facendosi precedere da Contador e da Luis León Sanchez, risultato poi vincitore.

”Vorrei ma non posso” potrebbe essere il motto di Joaquin Rodriguez (Team Katusha). Sceso in campo più battagliero che mai, “Purito” ha messo sul campo un arsenale un po’ limitato per impensierire il “pistolero” Contador. Sarà l’anagrafe che dice 35, sarà la prima parte di stagione trascorsa prevalentemente tra bende e cerotti anziché sui pedali, fatto sta che “Purito” non è mai riuscito a concretizzare nessuna delle sue azioni di attacco, alla ricerca se non altro di una vittoria di tappa. Il quarto posto lo amareggia un po’, ma a nostro avviso ha rispecchiato la sua attuale condizione.

Gioioso come uno scolaretto all’esordio sui banchi, Fabio Aru (Astana Team) portava in gara i gradi di capitano della sua pur sottodimensionata squadra kazaka. Partito senza pressioni psicologiche né obblighi di risultato, il tamburino sardo avrebbe firmato per terminare questa Vuelta nei primi otto della Generale. Ha fatto molto di più, finendo quinto e centrando due splendide vittorie di tappa (la N.11 a San Miguel de Aralar e la N.18 sul Monte Castrove), conquistate con l’autorevolezza di un campione, davanti a indiscussi fuoriclasse e navigati lupi di mare. Considerati i suoi 24 anni, non è difficile pronosticargli un radioso futuro. Vedremo come i DS Astana sapranno gestire a livello agonistico lui e Nibali.


La Vuelta degli altri
Gioie e rimpianti, vittorie e sconfitte, luci e ombre, certezze e speranze emerse da questa 69esima edizione della Vuelta a España

Warren Barguil (Team Giant Shimano) al pari di Fabio Aru è un altro giovane di belle speranze che si è ben comportato a questa Vuelta. Il non ancora 23enne transalpino ha dato sfoggio di ottime qualità nelle due tappe forse più dure, quella del Lagos de Covadonga (la 15esima, nella quale si è classificato 8° assoluto) e quella sul Puerto de Ancares (la 20esima, 6° assoluto). Bravissimo a non cedere alla fatica di tre settimane, anzi andando in crescendo, ha sopportato le ferite di una brutta caduta occorsagli nella settima tappa che avrebbe forse costretto al ritiro altri, ma non lui.

Damiano Caruso (Team Cannondale) ha fortemente voluto e meritatamente trovato un posto tra i primi dieci. Sotto-utilizzato dal team per buona parte della stagione, ha sempre corso con grande regolarità e bontà di piazzamenti. Il suo nono posto è frutto anche della sua volontà di rischiare nella bagnatissima crono finale, nella quale è riuscito a scavalcare in classifica Daniel Navarro (Codifis), suo diretto rivale.

Altro italiano che esce rinfrancato e certamente contento di quanto fatto a questa Vuelta è Alessandro De Marchi, compagno di squadra di Damiano Caruso. Il “rosso di Buja” ha corso sempre all’arrembaggio, accendendo la miccia fin dai primi metri e dando origine a memorabili fughe al limite dell’impossibile. Prova e riprova, la fuga vincente è andata in porto ad Alcaudete, tappa N.7, nella quale De Marchi ha orchestrato alla perfezione un quartetto di fuggitivi, che ha poi ceduto alla tenacia del friulano. Siamo certi che l’anno venturo, con i colori BMC, saprà ripetersi e migliorarsi.

Favorito dai bookmaker, che lo quotavano vincente finale 2 a 1, Nairo Quintana (Movistar Team) è uscito anzitempo dalla contesa a seguito di due disattenzioni. La prima commessa da lui stesso nel corso della discesa della cronometro individuale, quando nell’affrontare una curva è andato largo, incappando nel guard-rail e cadendo rovinosamente a terra. La seconda il giorno seguente, a causa di una moto della stampa, che ha urtato pesantemente lui e Steve Morabito (BMC Racing), procurando a Quintana la frattura della scapola destra e costringendo al ritiro anche lo sfortunato Morabito. Non sapremo mai se il “condor” colombiano avrebbe potuto dare filo da torcere a Contador. Qualsiasi ipotesi, in mancanza di controprova, è destinata a cadere nel vuoto. Quintana ha dichiarato di voler correre nel 2015 Giro d’Italia e Tour de France. Ce lo auguriamo.

Connazionale di Quintana, Rigoberto Uran (Omega Pharma-Quick Step) è stato costretto anch’egli al ritiro anticipato al termine della 16esima tappa, causa bronchite. I suoi propositi di vittoria sono ben presto stati smentiti da una condizione atletica incerta, sicuramente non all’altezza dei principali attori in lotta per la Maglia Rossa. Peccato, lo avremmo visto volentieri animare la battaglia nel gruppetto di testa. Vedremo se Uran riuscirà a tornare in carreggiata per il Mondiale del 28 Settembre.

Salito sulla giostra dei Grandi Giri nel 2011, l’aussie Adam Hansen (Team Lotto-Belisol) non vi è ancora sceso, portando a termine 10 Grandi Giri consecutivi, impresa riuscita prima di lui solo a Bernardo Ruiz nel 1955-1957 e a Marino Lejarreta nel 1989-1991. Durante questi 10 Grandi Giri, Hansen ha accumulato più di 34.000 km e vinto due tappe, la prima al Giro d’Italia 2013 e la seconda a questa Vuelta, frazione N.19. Per celebrare questa ricorrenza, ha disputato l’ultima tappa a cronometro con una bicicletta commemorativa, la cui ruota lenticolare posteriore riportava quanto compiuto dall’infaticabile corridore australiano.

Adriano Malori (Movistar Team) era il cursore della squadra spagnola per le prove contro il tempo. Ha svolto benissimo i suoi compiti, dando un prezioso contributo per la vittoria della cronosquadre iniziale a Jerez e prendendosi il lusso di firmare la cronometro individuale finale a Santiago de Compostela, anche se parzialmente avvantaggiato dall’averla corsa con fondo asciutto. Ora ha nel mirino il Mondiale a cronometro di Ponferrada (cronosquadre uomini il 21 Settembre, crono individuale il 24) e quanto messo in mostra alla Vuelta fa ben sperare lui e tutti noi italiani.


Maglia Verde

Classifica a punti dominata fin dalla quinta tappa, quattro vittorie in volata e un secondo posto. Questo il bottino di John Degenkolb (Team Giant-Shimano), che si porta a casa una meritatissima maglia verde che faceva gola a molti, Sagan, Matthews e Bouhanni su tutti. Imbattibile allo sprint, battuto solo dalla fuga da lontano di Adam Hansen alla 19esima tappa, nella quale il tedesco in maglia verde è comunque riuscito a regolare il gruppo dei velocisti. Per lui, una Vuelta da incorniciare e un meritato posto nell’Olimpo degli “uomini jet”.


Maglia a Pois

Luis León Sanchez (Caja Rural-Seguros RGA) ha corso cercando di accaparrarsi tutti i traguardi di montagna intermedi. Compito portato laboriosamente ed efficacemente a termine. La Maglia a Pois degli scalatori è sua, ed è curioso che l’abbia conquistata un corridore il cui miglior piazzamento di tappa è rappresentato da un modesto 23esimo posto, con il 56esimo nella Classifica Generale finale.

– Sito web ufficiale della Vuelta a España: www.lavuelta.com


Classifica Generale

1) Alberto Contador (Spa) Tinkoff-Saxo
2) Christopher Froome (GBr) Team Sky
3) Alejandro Valverde (Spa) Movistar Team
4) Joaquin Rodriguez (Spa) Team Katusha
5) Fabio Aru (Ita) Astana Pro Team
6) Samuel Sanchez (Spa) BMC Racing Team
7) Daniel Martin (Irl) Garmin Sharp
8) Warren Barguil (Fra) Team Giant-Shimano
9) Damiano Caruso (Ita) Cannondale
10) Daniel Navarro (Spa) Cofidis
11) Daniel Moreno (Spa) Team Katusha
12) Mikel Nieve (Spa) Team Sky
13) Romain Sicard (Fra) Team Europcar
14) Wilco Kelderman (Ned) Belkin Pro Cycling Team
15) Giampaolo Caruso (Ita) Team Katusha
16) Maxime Monfort (Bel) Lotto Belisol
17) Sergio Pardilla Bellon (Spa) MTN-Qhubeka
18) Dominik Nerz (Ger) BMC Racing Team
19) Luis Angel Mate (Spa) Cofidis
20) David Arroyo (Spa) Caja Rural-Seguros RGA
81.25.05
00.01.10
00.01.50
00.03.25
00.04.48
00.09.30
00.10.38
00.11.50
00.12.50
00.13.02
00.16.44
00.19.54
00.24.20
00.25.04
00.25.27
00.29.52
00.32.00
00.37.25
00.42.04
00.52.51


Articolo a cura di Roberto Chiappa

Foto: © TDWSport, © Bettini photo

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