Tour de France, in alto i calici

Chi può festeggiare con champagne, chi si ritrova con il bicchiere mezzo pieno, chi mezzo vuoto, chi proprio vuoto del tutto. Tralasciando i vincitori delle varie maglie, soffermiamoci ancora una volta sul vincitore e su tanti altri protagonisti, nel bene e nel male, di questo 101esimo Tour de France.

Nibali, Nibali, Nibali. I mass-media di tutto il mondo celebrano più o meno diffusamente il trionfo del nostro campione, al quale giunge anche il messaggio ufficiale del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e quello del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

Vincenzo_Nibali

Diciannove giorni in maglia gialla sono il risultato di una condizione atletica straordinaria, difficilmente ipotizzabile alla luce di quanto Vincenzo Nibali aveva messo in mostra nel Campionato Italiano professionisti, a Malè, una settimana prima dello start del Tour de France. In Val di Non, lo Squalo aveva vinto ma non convinto del tutto. Al Tour ha dominato da consumato veterano, osando senza rischiare praticamente nulla, regalando lo spettacolo di quattro vittorie autoritarie, ottenute distanziando gli avversari senza tuttavia mortificarli.

Avrebbe vinto ugualmente contro Froome e Contador? Non lo sapremo mai. Qualsiasi opinione lascia il tempo che trova. Finché l’inglese e lo spagnolo sono rimasti in gara, Nibali ha fatto meglio di loro, benché tale valutazione sia fortemente condizionata dalla limitata presenza dei due fuoriclasse. Vincenzo può comunque brindare a un Tour conquistato più che meritatamente, andando ad accomodarsi tra i sei illustri campioni vincitori dei Tre Grandi Giri, e tra i sette italiani conquistatori della Grande Boucle.

Jean-Christophe Peraud (AG2R La Mondiale) è un altro che può sorridere per la propria prestazione a questo Tour. Partito con ambizioni da top-five, ha alzato il tiro dopo il congedo di due big come Froome e Contador, facendo un pensierino al podio. Per l’ex Mtbiker (argento olimpico a Pechino 2008) obiettivo centrato.

Cheng Ji (Giant-Shimano) è un recordman di questo Tour. Primo cinese ad avere terminato la corsa francese, primo cinese ad avere partecipato a tutti i Tre Grandi Giri (nell’ordine Vuelta, Giro, Tour). In Classifica Generale è giunto con 6h02m24s di ritardo da Nibali, il distacco più ampio dal 1954, quando Marcel Dierkens terminò a 6h07m29s dal vincitore Luison Bobet. Se al Giro d’Italia per l’ultimo classificato c’è la Maglia nera, qui al Tour de France c’è la Lanterna rossa. Per Cheng Ji, un segno del destino.

Marcel Kittel (Giant-Shimano) torna in Germania con quattro centri al Tour, tutti conquistati con devastante potenza in volata. Quando sul rettilineo d’arrivo si affaccia il “bel Marcel”, per gli avversari si fa notte fonda. Viste le sue qualità, in futuro Kittel potrebbe puntare anche alla maglia verde della classifica a punti.

Tony Martin (Omega Pharma-Quick Step), altro “panzer” tedesco che ha dato spettacolo in due tappe. Il campione del mondo a cronometro si è inventato una fuga per la vittoria di 150 km nella nona tappa di media montagna da Gérardmer a Mulhouse, in compagnia di Alessandro De Marchi (Cannondale), poi distanziato. Se Tony Martin, passista dalle indiscusse qualità e potenzialità, dovesse scoprirsi anche passista-scalatore, un po’ alla “Miguel Indurain” per intenderci, qualcuno potrebbe iniziare a preoccuparsi. Nella cronometro conclusiva – terreno di battaglia preferito e disputata pedalando una corona anteriore da 58 denti, unico tra i pro – ha inflitto distacchi siderali agli avversari, ridimensionati a semplici dilettanti domenicali. Dopo la crono ha festeggiato mangiando hamburger, patatine, pizza e coca-cola.

Jens Voigt (Trek Factory Racing) è il veterano della Grande Boucle. Diciassette partecipazioni consecutive rappresentano un primato difficilmente battibile. Il quasi 44enne tedesco appenderà gli scarpini al chiodo a fine anno. Qui al Tour ha corso con l’entusiasmo di un ragazzino, andando spesso in fuga solitaria, azione a lui sempre molto cara. Ci mancherà.

Andrew Talansky (Garmin-Sharp) ha dovuto abbandonare il Tour dopo una lunga serie di cadute, l’ultima delle quali, alla 11esima tappa, rischiava di mandarlo fuori tempo massimo. Rialzatosi, ammaccatissimo, il buon Andrew è riuscito nell’impresa di concludere in tempo utile, diventando il beniamino dei tifosi.

Michele Scarponi (Team Astana) ha corso in totale supporto a Nibali, cantando e portando la croce. Un tempo valoroso capitano, oggi ammirevole gregario per l’impegno oltre l’immaginabile, è l’icona del ciclista professionista. Da applaudire.

Joaquim “Purito” Rodriguez (Team Katusha) è giunto a questo Tour per macinare chilometri in preparazione alla Vuelta a Espana (23 Agosto – 14 Settembre). Apparso a corto di condizione, ma comunque bravo e volitivo in alcune tappe, nelle quali ha anche sfiorato il successo, si è concesso il lusso di indossare per tre giorni la maglia a pois degli scalatori.

Alejandro Valverde (Movistar Team) ha colto quest’anno il suo miglior piazzamento finale al Tour de France. Ma il quarto posto nelle Generale ha il sapore di una sconfitta, dato che il murciano era secondo in classifica a sole 4 tappe dal termine. Che Valverde non fosse a proprio agio nelle prove contro il tempo, si sapeva. Ma vederlo spento e abulico nelle tappe pirenaiche finali, tra le montagne che invece avrebbero dovuto ringalluzzirlo, erano in pochi ad aspettarselo. Pareva quasi che dovesse correre per onor di firma.

Chris Froome (Team Sky) non è praticamente mai stato in gara. Bersagliato da sfortunate cadute, è tornato in patria alla quinta tappa con un polso e un metacarpo fratturati. Senza Froome, al Tour è venuto meno il probabile triplice duello tra lui, Contador e Nibali. Occorrerà pazientare un altro anno.

Richie Porte (Team Sky) avrebbe dovuto rappresentare il “piano B” dopo il ritiro di Froome. Il tasmaniano non era però in condizione di puntare alla Classifica Generale, e causa anche qualche guaio fisico è scivolato dal secondo posto al 23esimo finale, a oltre un’ora da Nibali.

Alberto Contador (Tinkoff-Saxo) è l’altro campione eccellente tornato anzitempo a casa, alla decima tappa, con una tibia fratturata. Cavalleresco signore nel salutare i compagni di squadra prima di infilarsi nell’ammiraglia, nonché nel complimentarsi con Nibali per la vittoria. L’infortunio non gli consentirà di riprendersi in tempo utile per disputare la Vuelta. Rimane pur sempre uno dei corridori più amati e ammirati dal pubblico.

Mark Cavendish (Omega Pharma-Quick Step) era uno degli “uomin-jet” più attesi al via del trittico iniziale in terra inglese. Invece una manovra non proprio ortodossa nella volata inaugurale sul traguardo di Harrogate ne stoppava immediatamente le ambizioni. Con “Cannonball” in gara, avremmo assistito a volate ancora più accese di quelle che hanno saputo regalarci Kittel, Greipel e Kristoff. Un altro buon motivo per seguire il Tour de France 2015.


Articolo a cura di Roberto Chiappa

Foto: Tim de Waele, Bettini photo, AFP

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