Tour de France, Chris Froome vince ma non convince

La 104^ edizione della “Grande Boucle” è firmata per la quarta volta, terza consecutiva, da Chris Froome (Team Sky). Pur vincendo, il keniano bianco è apparso un po’ sottotono rispetto ai fasti del passato. I suoi avversari, però, erano messi anche peggio. Vediamo i protagonisti di questo Tour, nel bene e nel male.


Chris Froome (Team Sky) – 1° in Classifica Generale
Se nelle edizioni precedenti aveva dominato, quest’anno “slim” Froome si è limitato al minimo sindacale, palesando una condizione buona ma non eclatante. Il supporto della sua squadra è stato importantissimo nell’economia di questo Tour. Gregari d’oro come Mikel Landa, Geraint Thomas, Michal Kwiatkowski, Mikel Nieve può permetterseli solo la Sky, che non ha sbagliato nulla neppure dopo il ritiro forzato di Geraint Thomas, caduto nel corso della nona insidiosa tappa. Squadra solida, condizione mentale di Froome ancora di più, perché pur sapendo di non essere al 100%, non ha commesso alcun errore tattico, curando sempre con grande attenzione gli avversari che di volta in volta tentavano di insidiarlo. E diversamente dai Tour precedenti, quest’anno Froome ha concluso in crescendo, segno di una preparazione chiaramente non al top ma comunque impostata senza sbavature.

Rigoberto Uran (Cannondale-Drapac) – 2° in Classifica Generale
Dopo qualche anno privo di acuti, Rigoberto “Ciccio” Uran ha ritrovato lo smalto dei giorni migliori, prendendosi la soddisfazione di vincere la nona tappa in una volata stretta. Sempre consistente e redditizio, in tre settimane di gara il colombiano non ha accusato cali di condizione, rimanendo sempre molto vicino a Froome in termini prestazionali. Non abbastanza, tuttavia, per superarlo. Bravo comunque e, come al solito, generoso nel dare battaglia in gara. Senza di lui, sicuramente il Tour sarebbe stato molto più scialbo.

Romain Bardet (AG2R La Mondiale) – 3° in Classifica Generale
Il francesino puntava al podio, operazione che gli è riuscita, anche se per un solo secondo davanti a Mikel Landa. Ottimo scalatore, forse l’unico in grado di impensierire Froome sulle rampe, nonché vincitore della tappa N.12 con arrivo a Peyragudes. Ottimo discesista, veloce e pulito, ma pessimo cronoman. E proprio nelle due seppur brevi prove a cronometro, Bardet ha rimediato sonori ceffoni da avversari diretti e terzi incomodi. Insomma, un paracarro. Se vorrà vincere un Grande Giro, dovrà impostare una preparazione specifica, con allenamenti mirati alla disciplina del Time Trial, che non si improvvisa da un giorno all’altro, ma che si migliora nettamente con un impegno costante. Oppure sperare che nei Giri vi siano solo cronoscalate, o non vi siano affatto prove contro il tempo. Un po’ velleitario.

Mikel Landa (Team Sky) – 4° in Classifica Generale
Potete pensarla come vi pare, ma per noi il vincitore morale di questo Tour de France è proprio il basco Mikel Landa. Una Boucle da autentico “Cireneo”, la sua, portando la croce per Froome, sempre frenato da redini troppo corte e tese per favorire il suo capitano. Ma appena gli si apriva uno spiraglio in gara, il basco ha messo in luce una gamba splendente per tutte le tre settimane, segno di una condizione eccellente, superiore a nostro avviso a quella di Froome. Non avremo mai la controprova, ma la nostra sensazione rimane questa. Avrebbe meritato almeno il podio, sfuggitogli per un solo secondo. Sfortunatissimo.

Fabio Aru (Astana Pro Team) – 5° in Classifica Generale
Il “Cavaliere di 4 Mori” ha iniziato il Tour forte di una buonissima condizione atletica e della maglia di Campione Italiano. Dopo una partenza intelligente, ha piazzato una frustata vincente negli ultimi 2 km della Planche des Belles Filles, tappa N.5, irridendo tutti gli avversari e conquistando in quel frangente la maglia a Pois, commutata in maglia Gialla al termine della tappa N.12, vinta da Bardet e con Froome inaspettatamente in affanno. A quel punto, tanti hanno iniziato a credere in una possibile vittoria del sardo alla Boucle, che riusciva a comandare la Classifica Generale anche nella tappa seguente. Ma l’ultima settimana si è rivelata per lui fatale. Il fisiologico, inevitabile calo di condizione e una presunta bronchite lo hanno fatto sloggiare dai quartieri alti della Generale. Il “Cavaliere dei 4 Mori” non deve comunque rammaricarsi, perché si è lasciato alle spalle fior di campioni. Per vincere, dovrà fortificarsi prima mentalmente e poi fisicamente, in modo da fronteggiare tre settimane di stress in una gara come il Tour de France che, per condizioni del percorso e livello di avversari, non è la Vuelta a España e nemmeno il Giro d’Italia.

Daniel Martin (Quick-Step Floors) – 6° in Classifica Generale
Il campione irlandese ha disputato una discreta Boucle, ma alla fine si è ritrovato nella “Terra di mezzo”, né vicino né lontano dal podio. Qualche caduta nella quale è rimasto coinvolto, per cause a lui estranee, lo ha ulteriormente penalizzato nella Generale. Quando non ha subito colpi di sfortuna, è rimasto sempre a ridossi dei primi.

Simon Yates (Orica-Scott) – 7° in Classifica Generale, vincitore della Maglia Bianca di miglior giovane
Il quasi 25enne inglese voleva bissare il titolo dell’anno precedente. Ci è riuscito, ancora una volta ai danni del sudafricano Louis Meintjes (UAE Team Emirates). Ma dall’anno prossimo, per raggiunti limiti di età, non potrà più gareggiare per la Maglia Bianca. Intanto però ha fatto vedere buone cose, soprattutto sulle salite, terreno a lui congeniale.

Alberto Contador (Trek-Segafredo) – 9° in Classifica Generale
Il “Pistolero” madrileno ha esaurito le munizioni da qualche tempo. I suoi 34 anni iniziano a pesare, lo smalto non è più quello degli anni d’oro, anche se la classe rimane intatta. Ha provato a vincere qualche tappa, danzando sui pedali con il suo inconfondibile e amatissimo stile, ma è riuscito a rimediare solo un terzo posto nella 13^ tappa. Un po’ poco, per chi di Tour sul campo ne ha vinti tre. Alla luce del suo nono posto, Contador ha dichiarato di voler correre la Vuelta a España e di proseguire la propria carriera anche nel 2018.

Warren Barguil (Team Sunweb) – 10° in Classifica Generale, vincitore della Maglia a Pois degli scalatori
Il francese ha riportato in patria la Maglia a Pois dopo 5 anni, allorquando fu Thomas Voeckler ad aggiudicarsela. Vincitore di due tappe, la N.13 a Foix nel giorno della festa nazionale e la N.18 con il primo storico arrivo in cima all’Izoard, Barguil ha preso in consegna la Maglia a Pois da Fabio Aru e non l’ha più lasciata ad alcuno, palesando una condizione atletica in crescendo proprio nell’ultima settimana. Vorremmo vederlo protagonista anche per la contesa della Maglia Gialla, ma anche lui come il connazionale Bardet soffre le prove a cronometro.

Nairo Quintana (Movistar Team) – 12° in Classifica Generale
Un fantasma. Il “Condor” colombiano non è mai stato in gara, mettendosi in luce, per così dire, solo nella 13^ tappa, persa allo sprint in favore di Barguil e davanti a Contador. In affanno proprio sul suo terreno di caccia, la salita, dove non è quasi mai riuscito a tenere il passo dei migliori. Se al Giro d’Italia la sua condizione era un po’ acerba, qui al Tour era disastrosa. Sicuramente il peggior Quintana visto fino a oggi.

Michael Matthews (Team Sunweb) – 69° in Classifica Generale, vincitore della Maglia Verde della classifica a punti
La squadra tedesca ha di che rallegrarsi a questo Tour, perché assieme alla Maglia a Pois conquistata da Warren Barguil è arrivata anche quella Verde di Michael Matthews. Una doppietta che non riesce tanto spesso. L’australiano è sempre stato protagonista delle volate, vincendo la 14^ tappa a Rodez, ma deve anche ringraziare la malasorte che ha colpito pericolosi antagonisti come Peter Sagan, squalificato, Mark Cavendish e Marcel Kittel, ritirati causa cadute. Con loro in classifica, la conquista della Maglia Verde sarebbe stata ben più ardua.


– Sito web ufficiale del Tour de France


Articolo a cura di Roberto Chiappa

Foto: © AFP – © Getty Images Sport – © Bettini Photo – © TDW Sport

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