Selle San Marco DIRTY Native Pro e Squod Pro

Test di lunga durata e analisi tecnica per una coppia di selle nate per le gare MTB ma adatte anche all’impiego non agonistico in fuoristrada. La Native Pro è rivolta all’Enduro più schietto, la Squod Pro al Trail biking e alle pedalate a lungo raggio.

Per chi pratica Enduro a livello agonistico e per chi si è costruito una bike con un occhio al peso la Native Pro rappresenta una probabile scelta. La gamma prevede altri modelli più economici ma noi abbiamo scelto il top per i contenuti tecnici, versatilità, finiture, comodità… e per provarle ce le siamo comprate!

I 140 caffè che abbiamo dovuto pagare per ogni sella non sono poi molti se confrontati alla concorrenza, però rappresentano una cifra importante per tanti rider. Per questo motivo abbiamo svolto un test di lunga durata, circa 9 mesi, perché oltre alle prestazioni volevamo verificare la tenuta nel tempo del nostro investimento.

Dirty_Native_Pro_foto1 Dirty_Squod_Pro_foto1
Nella foto a sinistra la Native Pro, a destra la Squod Pro

I modelli Native PRO e Squod PRO sono il top della gamma Dirty, creata da Selle San Marco rispettivamente per le competizioni Enduro e per le esigenze dei Trail rider.

Forme, materiali e finiture di alto livello sono il frutto di una progettazione attenta e della grande esperienza del produttore nel campo delle selle di qualità. Entrambe si sono dimostrate adatte all’uso specifico per cui sono state pensate ma capaci di fornire ottime prestazioni anche negli ambiti vicini ai limiti di progetto. Qualità non sempre riscontrabile in tutte le selle.

Non dimenticate che la sella è un componente squisitamente personale. Ciò che rappresenta un sollievo per alcuni, può diventare sofferenza per altri. Occorre dunque orientarsi su un modello che meglio soddisfa i parametri biomeccanici (e il giudizio estetico) di ognuno di noi.

Dirty_Native_Pro_foto2 Dirty_Squod_Pro_foto2
Il carrello e lo scafo della Native Pro e della Squod Pro

Materiali e caratteristiche
Partiamo con la nostra analisi tecnica dal punto di connessione tra la sella e la bicicletta.

Il carrello è una struttura rigida e leggera in fibra di carbonio a sezione variabile per sfruttare al massimo le caratteristiche del materiale e seguire le esigenze delle zone di maggiore o minore stress. Nel punto più critico, l’area di fissaggio della sella, all’interno della fibra di carbonio è annegata una microstruttura metallica ultraleggera, chiamata CarbonWaist che ne aumenta la resistenza senza aggravio di peso.

Sul carrello è montato lo scafo in polipropilene – polimero termoplastico con elevato carico di rottura – che sostiene l’imbottitura in BioFoam, il vero cuore della sella. Questa struttura biodinamica è stata progettata per seguire i movimenti del bacino durante la pedalata garantendo al contempo comfort, sensibilità di seduta e, importante, peso ridotto e resistenza nel tempo. Inoltre lo strato superficiale “a cellule chiuse” la rende idrorepellente.

A contatto con i nostri pantaloncini troviamo un rivestimento traspirante ad alta (molto alta secondo i tester) resistenza abrasiva chiamato MicroFeel. Le sue caratteristiche forniscono una maggiore aderenza all’imbottitura con due vantaggi: uno estetico, esalta le forme ergonomiche della seduta, ed uno pratico, una migliore connessione con l’imbottitura sottostante permette di sfruttarne al massimo le prestazioni. La finitura superficiale garantisce un effetto antiscivolo che aumenta la sensazione di aderenza in sella.

Dirty_Native_Pro_foto6 Dirty_Squod_Pro_foto5
Il profilo della Native Pro e della Squod Pro

Rilevazioni effettuate
NATIVE PRO
• Peso rilevato: 158 grammi (peso dichiarato: 159 gr)
• Lunghezza scafo: 275 mm (dichiarato 277 mm)
• Larghezza massima scafo: 131 mm
• Altezza scafo (dal bordo inferiore alla sommità): 21 mm
• Sezione carrello: 7×9 mm
• Segmento utile carrello: 55 mm
• Distanza massima carrello-scafo: 18 mm
• Prezzo di listino: 139,90 euro

SQUOD PRO
• Peso rilevato: 185 grammi (peso dichiarato: 180 gr)
• Lunghezza scafo: 272 mm (dichiarato 268 mm)
• Larghezza massima scafo: 140 mm
• Altezza scafo (dal bordo inferiore alla sommità): 34 mm
• Sezione carrello: 7×9 mm
• Segmento utile carrello: 85 mm
• Distanza massima carrello-scafo: 10 mm
• Prezzo di listino: 139,90 euro

Dirty_Native_Pro_foto3

Sintesi dei test

Altezza e peso dei tester:


Rider 1 – Agonista Enduro
Rider 2 – uscite frequenti Enduro/Trail
Rider 3 – uscite domenicali Trail
Rider 4 – due, tre uscite settimanali
176 cm, 67 kg
180 cm, 86 kg
184 cm, 65 kg
176 cm, 72 kg

Periodo della prova: dal 30 maggio 2014 al 18 Febbraio 2015
Uscite effettuate: 143 (140 in MTB, 3 ciclocross solo Native PRO)
Tempo totale di percorrenza: 375h.40min (uscita più lunga: 9h.12min)
Distanza percorsa: 5.745 km (uscita più lunga: 62 km)


Tech-Cycling_product_rating

Graduatoria
Ogni prodotto sottoposto al nostro test riceve un giudizio sui vari aspetti funzionali oggettivamente determinabili. Estetica e prezzo non vengono considerati, in quanto ritenuti parametri frutto di valutazioni strettamente soggettive.
Questa la nostra scala dei valori.

Identikit
In ordine alfabetico le principali caratteristiche, con la nostra valutazione scaturita dalla prova.

• Comfort Native Pro
Star6
• Comfort Squod Pro
Star7
• Durata delle proprietà meccaniche nel tempo
Star7
• Ergonomia
Star7
• Finiture
Star7
• Grip del rivestimento
Star7
• Impermeabilità rivestimento
Star6
• Qualità complessiva rivestimento
Star6
• Rapidità di asciugatura rivestimento
Star7
• Resistenza rivestimento al fango
Star7
• Resistenza rivestimento allo sfregamento
Star7
• Versatilità di utilizzo
Star6

Dirty_Native_Pro_foto4 Dirty_Squod_Pro_foto4
Ancora una bella immagine della Native Pro e della Squod Pro

La prova sui terreni off-road
Non appena tagliata la fascetta che fissa la sella alla confezione la Native Pro stupisce per la sua leggerezza, 160 grammi per una sella off-road sono davvero pochi, ma anche la Squod Pro, più pesante di 20 grammi, lascia i tester con un sorriso che è il preludio all’uso e talvolta abuso che seguirà. Il montaggio è questione di pochi minuti, entrambe hanno il carrello ellittico, quindi assicuratevi di avere un reggisella compatibile o gli adattatori.

Una volta in sella ci si rende conto immediatamente che la dura superficie di appoggio garantisce una piattaforma stabile per il nostro lato B mentre il rivestimento fornisce l’attrito adeguato a mantenere il rider nella posizione ideale come se avesse le cinture di sicurezza allacciate.

Salita
Le forme della Native Pro riportano all’uso intenso e alle esigenze tipiche delle competizioni, è abbastanza stretta per non interferire durante la pedalata con un buon appoggio posteriore, che torna comodo in salita.

Carrello e scafo sono ben distanziati, la flessibilità di quest’ultimo è minima e la principale responsabile dello smorzamento delle vibrazioni è l’imbottitura BioFoam che, come previsto dai progettisti, segue realmente i movimenti del bacino. Chi fa gare apprezzerà l’aderenza alla sella, che permette di tenere con facilità la posizione corretta, e la velocità di asciugatura (le piogge della scorsa estate sono state un ottimo test). Il comfort è adeguato ad un prodotto nato per le corse dove si sacrifica volentieri un po’ di comodità per la prestazione ma anche i grammo-maniaci che escono solo la domenica scopriranno un livello di comfort più che buono.

La Squod Pro, al prezzo di un aggravio di peso di soli 20 grammi, vanta lo stesso rivestimento con un grip paragonabile alle gomme da qualifica delle auto F1, con una imbottitura decisamente più spessa, a tutto vantaggio del comfort ma senza penalizzare troppo la prestazione. La larghezza, superiore alla Native, permette di spingere sui pedali senza grossi problemi di interferenza e l’appoggio posteriore è più ampio. L’imbottitura BioFoam dà il suo meglio in termini di comfort, fattore che gli amanti delle uscite epic, oltre le quattro ore, sapranno apprezzare appieno. Anche i grammo-maniaci troveranno una sella leggera ma comunque in grado di permettere ottime prestazioni durante la pedalata con un comfort superiore.

Single-track
Per valutare le prestazioni abbiamo dovuto eliminare la sospensione posteriore in modo da avere una connessione diretta tra il lato B dei tester e le asperità del terreno, il test si è svolto su bike XC, Trail, Enduro e Ciclocross (solo Native Pro).

La Native Pro ha confermato la sua vocazione agonistica, la conformazione permette una fase di spinta pressoché perfetta, lo smorzamento delle vibrazioni è avvertibile e il comfort è buono, mentre la sensibilità di guida e la trasmissione di ciò che passa sotto le ruote è eccezionale. Chi ama guidare nel misto stretto con gli spostamenti del bacino troverà la sua seduta ideale.

La Squod Pro è la sorella comoda della Native, la maggior larghezza non pregiudica la pedalata che è sempre ottimale, il BioFoam assorbe gli urti provenienti dal terreno senza diminuire di molto la sensibilità di guida. Il comfort superiore è evidente e non ci saremmo aspettati di meno da un prodotto nato per il Trail.

Discesa
La Native Pro sparisce letteralmente limitando il contatto con il rider a quelle situazioni in cui è il rider stesso a cercare un appoggio in più per il controllo della bike.

La Squod Pro è un po’ più presente ma senza compromettere mai la piena libertà di movimento.

Gli inserti in tessuto hanno una buona resistenza allo sfregamento, soprattutto in caso di caduta, e dopo ripetute prove, non del tutto previste dal nostro protocollo di test, hanno garantito protezione al rivestimento e all’imbottitura, sacrificando la loro integrità.

La tenuta al fango è ottima, il rivestimento non si rovina ed è facile da lavare, le strisce bianche dei modelli in prova ritornano del colore originale senza troppo sforzo. Dopo violenti acquazzoni o percorsi con molto fango le selle si asciugano rapidamente.

La Squod Pro presente una zona più ampia per il fissaggio al reggisella permettendo un maggiore adattabilità al rider e alla sua bike.

Dirty_Native_Pro_foto5 Dirty_Squod_Pro_foto3
La Native Pro e la Squod Pro hanno dimostrato una durata straordinaria nei 9 mesi di prova

Durata nel tempo
Malgrado gli abusi e i frequenti cambi di tester entrambe le selle hanno mantenuto le loro caratteristiche nel tempo. Il rivestimento non ha mostrato consumo evidente (a parte il tessuto di protezione laterale che si è consumato strisciando da qualche parte durante le cadute) ma soprattutto l’imbottitura ha sempre lo stesso livello di comfort, si adatta rapidamente al diverso lato B dei tester e uscita dopo uscita continua a seguire i movimenti del bacino garantendo una pedalata efficace.

Con queste selle abbiamo preso più in acquazzone, pedalato nel fango, sudato, le abbiamo lasciate per ore sotto il sole estivo e anche per qualche ora nella neve (per vedere se l’imbottitura cambiava comportamento e se il rivestimento cedeva), abbiamo fatto un uso intenso concentrato in un tempo breve alla ricerca di qualche cedimento ma non è successo niente di importante.

La Native Pro non si è ammorbidita, la sua naturale tendenza a fornirne una base stabile non è cambiata, lo scafo non ha ceduto di un millimetro, segno che la sella può durare tranquillamente più di una stagione di gare.La Squod Pro è rimasta confortevole, anche qui nessun cedimento né da parte del rivestimento né dell’imbottitura a conferma del fatto che abbiamo investito bene i nostri 140 caffè.

Tirando le somme…
In conclusione il nostro test ha confermato la vocazione corsaiola della Native Pro ma anche una sua adattabilità ad un impiego più turistico. Viceversa la Squod Pro è perfetta per l’impiego sulle trail bike e per chi sta in sella molte ore, benché il suo peso ridotto la renda adatta anche all’impiego agonistico.

Inconvenienti riscontrati nel corso della prova
Nessuno.

www.dirtysm.com


Articolo e foto a cura di Sergio Doria

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*