Mondiale uomini elite, la conferma di “Terminator” Sagan

Lo slovacco Peter Sagan bissa il successo 2015 e conserva la maglia iridata sul percorso desertico del Qatar, fulminando allo sprint l’inglese Mark Cavendish e il belga Tom Boonen, tra i protagonisti della gara. L’Italia ha corso molto bene, con Giacomo Nizzolo quinto in mezzo a campioni di altissimo rango.


Come a Richmond 2015, l’inno slovacco suona sul podio alto anche qui a Doha, capitale del Qatar. Ed è ancora il 26enne Peter Sagan a centrare la vittoria piena, confermandosi Campione del Mondo. Una doppietta consecutiva riuscita solo ad altri 5 atleti in tutta la storia dei Mondiali dal 1927 a oggi: i belgi Georges Ronsse (1928-29), Rik Van Steenbergen (1956-57) e Rik Van Looy (1960-61) e i nostri Gianni Bugno (1991-92) e Paolo Bettini (2006-07).

257.6 km di corsa, con i primi 150 attraverso il deserto del Qatar, metà dei quali con il vento laterale. Inizio cauto e sonnecchiante, 12 km e parte una fuga a setta composta da Brayan Stiven Ramirez (Colombia), Nick Dougall (Sud Africa), Natnael Berhane (Eritrea), Ryan Roth (Canada), Anas Ait El Abdia (Marocco), Sergiy Lagkuti (Ucraina) e Rene Corella (Messico). Dopo 30 km, i sette avevano 11’24” di vantaggio, margine che scendeva progressivamente con l’incedere degli inseguitori.

Dopo un’ottantina di km, l’inversione del senso di marcia cambiava il volto della gara. Il forte vento laterale creava pericolosissimi ventagli e i belgi, che a Eolo danno del tu, imprimevano alla gara un “jab” pesantissimo, con Tom Boonen che si metteva in prima persona a dettare il ritmo. Dietro accusavano il colpo e non riuscivano a organizzarsi tempestivamente.

Poco dopo usciva di scena uno dei possibili protagonisti, il colombiano Fernando Gaviria, coinvolto in un tamponamento tra lo sloveno Luka Mezgec e l’australiano Luke Durbridge, fermo a bordo strada mentre chiedeva il cambio ruota.

Sui sei vagoni del treno belga (Tom Boonen, Greg Van Avermaet, Jens Keukeleire, Oliver Naesen, Jurgen Roelandts e Jasper Stuyven) salivano anche i nostri Elia Viviani, Giacomo Nizzolo, Daniele Bennati e Jacopo Guarnieri, i norvegesi Alexander Kristoff, Edvald Boasson Hagen e Truls Korsaeth, gli slovacchi Peter Sagan e Michal Kolar, gli inglesi Mark Cavendish e Adam Blythe, gli olandesi Niki Terpstra e Tom Leezer, gli australiani Michael Matthews e Mathew Hayman, i francesi Adrien Petit e William Bonnet e tre reduci dalla fuga iniziale, il canadese Ryan Roth, l’eritreo Natnael Berhane e il marocchino Anas Ait El Abdia.

I 26 elementi tiravano a tutta, collaborando di buon grado lungo il percorso verso il circuito finale sull’isola artificiale “The Pearl” e accumulando ben presto 1’ di vantaggio, che aumentava con il passare dei km, raddoppiando all’ingresso del circuito cittadino di Doha, da ripetersi 7 volte.

L’entrata cittadina vedeva molti ritiri illustri, consci della ormai irrimediabile débâcle. Il francese Arnaud Demare, l’australiano Caleb Ewan, ma soprattutto i tedeschi Marcel Kittel, Tony Martin e John Degenkolb, quest’ultimo esausto e autore poco prima di un poco elegante gesto nei confronti del belga Jens Debusschere, deriso con un getto d’acqua della borraccia sul viso.

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Nel criterium cittadino saliva in cattedra un sontuoso Daniele Bennati, forse fin troppo vivace nel dettare il ritmo, mentre i belgi tiravano i remi in barca viaggiando a rimorchio. Non succedeva più nulla fino all’ultimo giro, quando le squadre si organizzavano per formare i treni della volata finale.

Ai -2.5 km partiva secco in contropiede l’olandese Tom Leezer, cui per poco non riusciva il colpaccio della vita. Veniva ripreso soltanto ai -350 metri, quando tutti i bombardieri delle volate erano pronti allo scontro finale. Jacopo Guarnieri pilotava magistralmente Giacomo Nizzolo, ma il campione italiano partiva lateralmente sulla destra un po’ troppo presto, ai 200 metri anziché ai 150 come sarebbe stato ideale, aprendo la scia alle rimonte. Al centro scattava Tom Boonen, dietro lo seguiva Michael Matthews e dietro ancora Mark Cavendish, che veniva rallentato dall’australiano in chiaro debito di ossigeno.

Sulla destra, Nizzolo lasciava uno spiraglio tra lui e le transenne, Peter Sagan ci si infilava e andava a scrivere il suo secondo capitolo nella storia dei Campionati del Mondo di ciclismo su strada.

Vittoria meritata, quella dello slovacco, che ha riconosciuto di avere avuto un pizzico di fortuna quando è riuscito a entrare per ultimo nella fuga buona dei belgi e quando non è stato chiuso da Nizzolo nei metri finali. Secondo noi, “Terminator” è stato più bravo che fortunato, perché ha valutato bene l’azione del treno belga ed è partito con perfetto tempismo negli ultimi 150 metri. Ed è giusto che la Dea bendata gli restituisca qualcosa che gli aveva tolto in tante altre occasioni, quando Sagan veniva indicato come l’eterno secondo.

L’Italia ha corso un ottimo Mondiale, rimanendo protagonista fino agli ultimi metri della contesa. A differenza di Richmond 2015, qui a Doha la tattica di gara è stata inappuntabile. Il quinto posto di Giacomo Nizzolo è da considerarsi comunque positivo, valutando che davanti a lui si sono piazzati atleti come Michael Matthews (secondo l’anno scorso), Tom Boonen (Campione del Mondo 2005), Mark Cavendish (2011) e Peter Sagan (2015 e 2016). Non ci pare di dover aggiungere altro.

Ordine d’arrivo
1) Peter Sagan (Slovakia)
2) Mark Cavendish (Great Britain)
3) Tom Boonen (Belgium)
4) Michael Matthews (Australia)
5) Giacomo Nizzolo (Italy)
6) Edvald Boasson Hagen (Norway)
7) Alexander Kristoff (Norway)
8) William Bonnet (France)
9) Niki Terpstra (Netherlands)
10) Greg Van Avermaet (Belgium)
11) Jacopo Guarnieri (Italy)
12) Adam Blythe (Great Britain)
13) Natnael Berhane (Eritrea)
14) Jurgen Roelandts (Belgium)
15) Ryan Roth (Canada)
16) Truls Korsaeth (Norway)
17) Tom Leezer (Netherlands)
18) Nick Dougall (South Africa)
19) Michal Kolar (Slovakia)
20) Elia Viviani (Italy)

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Articolo a cura di Roberto Chiappa

Foto: © Bettini Photo – © Getty Images Sport – © TDW Sport

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